TRE GIOVANI ROSSI GRAND CRU DI BORGOGNA ALLA CORTE DELL’ENOTECA PINCHIORRI

Come sappiamo all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, da diverso tempo, periodicamente si tengono delle serate dove vengono serviti tre vini abbinati a tre portate di cibo. I vini abbinati ai piatti nelle varie serate sono stati di Borgogna, bianchi o rossi, Italiani di Toscana e Piemonte.

il 21.04.22 si sarebbe tenuta una serata con tre rossi Grand Cru di Borgogna e pertanto con gli amici Nicola e Maria Grazia Menditto, Valerio e Francesca Mearini, mia moglie Sara ed il sottoscritto siamo andati, con vivo interesse, all’Enoteca Pinchiorri.

La sera dell’evento ad accoglierci c’erano Giorgio Pinchiorri ed Alessandro Tomberli, direttore generali, che ci hanno fatto accomodare in una saletta dedicata solo a noi.

Ho chiesto ad Alessandro che ci ha seguito personalmente nel servizio dei vini, di non servirci, per iniziare, uno champagne “legnoso” poiché quello da me bevuto l’ultima volta che sono andato da loro lo era, si trattava dello Champagne Chartogne-Taillet “Les Conarres”.

Alessandro ci ha servito assieme a delle mise en bouche lo Champagne Cuvée Louis Salmon della Maison Billecart – Salmon, champagne che è stato di mio gradimento.

I vini rossi della serata sarebbero stati tra tre Grand Cru rossi di Borgogna:

il Grand Cru rosso di Borgogna il Clos des Lambrays 2018, il Clos de Tart 2018 e La Grande Rue 2018. Ma vediamo di approcciarci di più a questi tra Domaine e Domaine Des Lambrays.

Passiamo  al primo vino della serata.

La prima testimonianza del Clos de Lambrays ci porta all’anno 1365, in un atto di proprietà dell’Abbazia di Citeaux. Nel corso dei secoli il Clos si è frammentato in molte diverse proprietà, arrivando a metà del 1800 ad essere di 70 diversi proprietari. Già dal 2014 la proprietà di quasi tutto il Clos è del gruppo LVMH ad eccezione di circa 500 mq che sono di proprietà del Domaine Tapenot-Merme. A causa di questa duplice proprietà del Clos non si può definire un Monopole.

L’estensione del Clos è suddiviso in tre parti, anche in virtù del diverso microclima.

La parte centrale che è anche la più estesa si chiama “Les Larrits”, la parte settentrionale si chiama “Les Bouchots” e la terza che occupa l’angolo inferiore si chiama “Meix Reutier”.

Questi vini, come potrete leggere nelle mie successive note sono caratterizzati da profumi fruttati e speziati (ciliegia, lampone, noce moscata e chiodi di garofano)

Parlando dei terreni del Clos si individuano tra parcelle in virtù dell’altitudine e della composizione del terreno. Una parcella arriva ad una altitudine di 330 metri (la più alta) tra i Grand Crus di Morey. Mano a mano che si sale, l’argilla viene meno ed il vino ha meno struttura, tanto è vero che spesso parte di queste uve che danno un vino meno strutturato, vengono utilizzate per il premier Cru “Les Loups”.

Con il Clos des Lambrays 2010 è stato servito il piatto: “riso, carote, anice stellato, capperi ed alloro”, l’abbinamento a mio avviso è riuscito perfetto e le note fruttate e speziate del vino si sono intrecciate perfettamente con il cibo.

Passiamo al secondo vino :

Domaine Clos de Tarte.

Si tratta di un Monopole cioè di vigneti di un’unica proprietà. E’ il Grand Cru Monopole più grande (7,5 ettari) di tutta la Borgogna.

In quasi nove secoli questo Monopole ha avuto solo quattro proprietari.

Dal 1141 al 1791 la proprietà è stata dell’Abazia di Tart; dal 1791 al 1932 la proprietà è stata della famiglia Marey – Mouge; dal 1932 al 2018 è stata di proprietà della famiglia Mommessin e dal 2018 ad oggi il Domaine è di proprietà della famiglia Pinault.

Le viti sono contornate dal tipico muretto a  secco ed attingono la loro linfa vitale in terreni diversi che corrispondono a 12 differenti settori.

Le vinificazioni sono fatte separatamente in ogni settore. Il suolo ha sei tipi diversi di calcare che danno origine ad un vino fruttato e balsamico.

Con questo vino è stato servito: “cappelletti di mela e spezie, crema di ricotta fresca e salsiccia d’agnello del casentino”.

Anche l’abbinamento è stato perfetto, le note fruttate del vino si sono ben conciliate con la speziatura del piatto.

Il terzo vino è stato :

Domaine La Grande Rue

Si tratta di un domaine Monopole di 1,65 h di proprietà della famiglia Larmarche all’inizio del 1900. Nel 1933 Henri diventa proprietario del vigneto La Grande Rue, come regalo di matrimonio da parte dello zio Edouard.

La Grande Rue in origine era un 1 Cru ed è  diventato Grand Cru dal 1989. Il domaine oggi è gestito da due figli di Henri : Franҫois e Geneviève che ne sono diventati proprietari a seguito del decesso del padre, avvenuto nel 1985.

Questo Domaine confina a nord con Romanée – Conti e la Romanée Saint Vivant ed a sud con la Tache. I confini sono rappresentati da una piccolissima strada di campagna.

La vigna di questo Domaine è caratterizzata da una ricca presenza di argilla e tracce di ossido di ferro.

A questo vino è stato abbinato il :”coscio di capretto brasato, intingolo di piselli e lattughe con salsa da whisky torbato”.

L’abbinamento cibo-vino è stato perfetto perchè il piatto era abbastanza strutturato come pure il vino e quindi si sono coniugati bene tra loro.

Iniziamo dall’aperitivo che ci è stato servito :

CHAMPAGNE BILLECART SALMON

Cuvée de Blancs, annata 2007

Colore giallo oro. Le bollicine sono fini ed abbastanza numerose.

Mix olfattivo fatto di profumi di vaniglia, mela renetta matura, succo di pesca, cuoio biondo, pera kaiser, per terminare con ricordi della parte esterna dolce del confetto.

Al palato la bollicina è fine ed, il corpo è medio. Sapore agrumato di limone accompagnato da una generosa nota sapida, quasi salata. Vino ben equilibrato  con la freschezza e la sapidità che coprono completamente la massa alcolica.

Lunga è la sua persistenza gustativa intesa.                                  (94/100)

DOMAINE DES LAMBRAYS

CLOS DES LAMBRAYS

GRAND CRU, annata 2018

Rosso rubino con trame porpora.

L’esordio olfattivo è vario e fatto di profumi di legno vecchio, menta, eucalipto, pelle lavorata, lampone, ciliegia, pepe nero, intensi di noce moscata e di chiodi di garofano, anice stellato, foglia di fico, lievi di salamoia di oliva nera, vaniglia, liquirizia, per terminare con sussurri di china.

Al palato rivela un corpo medio ed un pò di esuberanza giovanile con i tannini che sono inizialmente vellutati per poi asciugare e far bruciare un pochino la gengiva superiore. L’equilibrio del vino è un pochino altalenante tra alcol e freschezza. Lunga ma non lunghissima è la sua persistenza gustativa. Vino giovanissimo !. La maturità sicuramente lo migliorerà.

Il mio punteggio è anche nell’ottica futura.                                            (93/100)

DOMAINE DU CLOS DE TART

CLOS DE TART

MONOPOLE, GRAND CRU, annata 2018

Manto rosso rubino con ampie trame porpora.

Dal bicchiere si innalzano profumi fruttati di intensa ciliegia marasca nera, seguiti da ciliegia croccante, lampone e pesca rossa.

Il percorso olfatto prosegue con note di menta, eucalipto, liquirizia, per terminare con soffi di anice stellato.

Al palato il vino ha corpo medio ben dosato.

Vino abbastanza equilibrato ma, essendo molto giovane, si equilibrerà di più nella sosta in bottiglia. I tannini sono abbastanza centrali (4/6++), inizialmente sono vellutati per poi nel finale far asciugare ed un pochino bruciare la gengiva superiore. Alcol e freschezza come avanti accennato sono lievemente altalenanti tra di loro. Lunga è la sua persistenza gustativa aromatica intensa.

La mia valutazione è anche nell’ottica futura di perdita di irruenza giovanile.           (93/100)

DOMAINE LA GRANDE RUE

NICOLE LAMARCHE

MONOPOLE GRAND CRU, annata 2018

Veste rosso rubino con bordo color cipolla rosa.

L’impatto olfattivo è molto piacevole e vario. Si percepiscono profumi di vaniglia, di castagna bollita con finocchio selvatico, lampone maturo, mela rossa matura, rosa baccarat ed accenni di rosa canina, menta, eucalipto e gesso bagnato.

All’assaggio rivela un corpo medio plus. Vino con buon equilibrio gustativo (lieve altalena) tra alcol e freschezza, sicuramente vista la sua gioventù, in futuro sarà più equilibrato. I tannini sono dolce, larghi (6/6–) inizialmente vellutati per poi sentirli un pochino verdi sulla gengiva superiore. Il tempo, secondo me, non li farà più sentire tali. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa. Sembra che il vino sia stato vinificato anche se in minima parte con i raspi, ecco il perchè dei tannini un pò verdi.

Al momento attuale la mia valutazione è (95/100) con possibilità in futuro, con il placarsi      della sua irruenza giovanile, di diventare   (97/100)

Per esperienza, mia personale, ho visto che almeno dopo dieci anni il verde dei tannini dei raspi di uva scompare ed il vino diventa tutta piacevolezza.

Se c’è un profumo, per me, eccezionale è la “rosa canina” sinonimo di delicatezza,  sensualità e piacevolezza.

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