LE SFIDE “DIFFICILI” DEL PRESIDENTE

Qualche settimana fa Andrea Grignaffini, direttore della rivista Spirito di Vino, mi ha telefonato e visto il mio amore per i vini buoni francesi mi ha chiesto se ero interessato ad andare in Francia, a Bergerac, per l’inaugurazione della cantina dello Château Monestier La Tour, di proprietà del Signor Karl Friedrich Scheufele e della sua famiglia. A tale domanda, confesso che sono rimasto, in un primo momento, un po’ perplesso perché non conoscevo ne’ lo Château ne’ i vini di Bergerac. Questo posto mi portava alla mente solamente Cirano’ di Bergerac, ma nessun vino.

Nonostante tutto questo rispondevo ad Andrea, dando la mia disponibilità ad andare anche perché ero curioso di conoscere questi vini che vengono prodotti non lontano da Saint – Emilion. Se una persona come il Signor Karl Friedrich Scheufele, proprietario della Chopard orologi, aveva acquistato uno Château in quella regione significava sicuramente qualcosa, non poteva essere una banalità.

Il Signor Scheufele aveva riservato a me ed al fotografo scelto dall’editore della rivista un appuntamento, personale, per il mattino del sabato 11 giugno. Sono partito da Firenze il venerdì di prima mattina per andare a Milano a prendere l’aereo con meta Bordeaux, ma arrivato all’aereoporto della Malpensa vedevo che l’aereo aveva tre ore di ritardo nella partenza e quindi gli impegni del pomeriggio e cioè visitare la nuova cantina e fare la degustazione dei vini sarebbero slittati al sabato mattina. In pratica tutto si sarebbe concentrato in una mezza giornata. Non mi sono perso d’animo ed ho deciso di proseguire il mio viaggio sempre più determinato nel volere conoscere il Signor Scheufele ed i suoi vini.

Sono arrivato all’aereoporto di Bordeaux nel pomeriggio dove mi attendeva un’auto privata inviatami dallo Château e ci siamo imbottigliati nel tragico traffico del venerdì pomeriggio sulla Rocade. Siamo arrivati all’Hotel Vigiers dove avrei alloggiato, giusto in tempo per andare in camera ed a cena presso la Brasserie dell’Hotel con la Signora Maria Borel Widmann, Aurelien Pissard – Gibollet, la fotografa Alexandra Pauli e Brigitte Cartier. L’albergo fa parte della associazione Small Luxury Hotel, ed è immerso, nel verde con un laghetto ed un bel campo da golf, nella più assoluta tranquillità. Durante la cena venivo a sapere dalla Signora Maria Borel Widmann, collaboratrice del Signor Scheufele, che Cirano’ è nato a Parigi dove è vissuto senza mai andare a Bergerac. Mi è stato chiesto quale aperitivo volevo ed ovviamente ho optato per un piacevole champagne. La cena è proseguita e nel suo prosieguo Aurelien mi ha detto di essere il responsabile del negozio di vini di Ginevra, di proprietà del Signor Scheufele e che gli altri due negozi, si trovano sempre in Svizzera, uno a Gstad e l’altro a Glaud. Alexandra Pauli mi diceva di essere la fotografa di fiducia del Signor Scheufele e di essersi occupata anche di fare un servizio fotografico durante la recente Mille Miglia, scattando ben 5.000 fotografie.

Il Signor Scheufele è un collezionista di auto d’epoca ed ovviamente partecipa sempre alla Mille Miglia, insieme all’amico Jacky Ickx, ex pilota di formula 1 e della Mille Miglia di Le Mans.

Durante la cena ho avuto l’opportunità di sentire un vino bianco 100% Sauvignon ed un vino rosso della regione, trovandoli abbastanza piacevoli.

Vicino a Bergerac c’è Monbazillac dove vengono prodotti dei vini dolci degni, in genere, di tutto rispetto perché sono di buona qualità e costano notevolmente meno dei Sauternes.

Dopo questa piacevole cena terminata, per me, con un gustoso tortino di noci, ci siamo salutati e mi sono ritirato nella mia bella suite. L’albergo ha solamente 23 camere e gli ospiti sono coccolati da tutto il gentile personale. La mattina, dopo avere consumato una gradevolissima colazione, alle ore 09.00, come da accordi, Aurelien è passato a prendermi e mi ha portato allo Château.

Il mio programma prevedeva di andare subito a fare l’intervista al Signor Scheufele per poi andare in vigna ed in cantina con la Signora Corinne Comme, consulente dello Château e dunque, dulcis in fundo, fare una mini verticale del vino rosso, del vino bianco e del vino dolce.

Venivo accompagnato allo Château per incontrare il Signor Scheufele e ciò infatti avveniva. Fatte le dovute presentazioni il Signor Scheufele mi accompagnava in un salotto dove incominciavamo a dialogare.

Il Signor Scheufele mi raccontava che il suo lavoro principale è quello di occuparsi della Società Chopard, produttrice di orologi, di fama mondiale, aggiungo io e di essere appassionato di auto d’epoca di cui è collezionista.

Alla mia domanda come mai avesse acquistato uno Château a Bergerac, invece che a Saint – Emilion o a Pomerol, mi rispondeva di credere molto nei vini della Regione, vini che hanno potenziale inespresso. Questi vini secondo lui sono sotto stimati e poco conosciuti, ad eccezione dei vini dolci di Monbazillac. Più che di una intervista si è trattato di una piacevole conversazione con una persona simpatica ed aperta al dialogo. Il suo obiettivo è quello di valorizzare i vini della Regione e di creare un vino di riferimento di una denominazione che dovrà spiccare il volo a livello mondiale. Il Signor Scheufele ama le “sfide difficili”, acquistare uno Château conosciuto non lo avrebbe entusiasmato come acquistare uno Château in una denominazione quasi sconosciuta. Sin da subito si è innamorato dello Château Monestier La Tour, del suo paesaggio e delle sue vigne, della superficie di 24,5 ettari, su terreno argillo calcareo. L’argilla è ideale per coltivare il merlot ed il terreno calcareo è ideale per il Cabernet sia Sauvignon che Franc. Terreni che danno al vino quella profondità minerale e salina tali da rendere il vino piacevole e longevo. Più parlavo con il Signor Scheufele e più mi piaceva parlare con lui, provavo entusiasmo nel dirgli il mio pensiero sui vini per me ideali e trovavo in lui una condivisione che mi spingeva ad approfondire gli argomenti, più lo facevo e più trovavo in lui punti di accordo con il mio modo di vedere il mondo del vino.

Nel gennaio 2012 ha acquistato, con la famiglia, lo Château Monestier La Tour dal Signor Philip de Haseth – Möller, uomo d’affari Olandese.

Lo Château fu notevolmente danneggiato da un incendio nel 1994, e nel 1998 fu ristrutturato, mentre le vigne furono riviste.

Subito dopo l’acquisto il Signor Scheufele contatta l’enologo Stephane Derenoncourt perché lo assista, costantemente nella realizzazione della coltura biodinamica, questi però non può accettare, a causa della penuria di tempo dovuta ad impegni di lavoro che lo portano spesso a giro per il mondo. Conosce la consulente Corinne Comme, che ha una piccola azienda vinicola vicino allo Château, scambia con lei diversi punti di vista su come condurre le vigne e subito nasce un feeling che da vita ad uno stretto rapporto di lavoro, teso a portare avanti un progetto, ben preciso, in cui entrambi credono fermamente.

Poco dopo l’acquisto dello Château, durante una gelata invernale, si riempie il sottotetto dello Château di acqua che fuoriesce per giorni e giorni senza che i “guardiani” se ne accorgano e lo Château viene completamente alluvionato, dai piani alti fuoriesce l’acqua lungo le pareti e sono necessari ben 6 mesi per far asciugare gli spessi muri. Le boiserie subiscono ingenti danni e vengono sostituite per metà. Una catastrofe!. Il Signor Scheufele non si perde d’animo e ristruttura lo Château, lo arreda con mobili ed arredi che rispecchiano lo stile e l’epoca dello Château, ristruttura gli annessi e fa la cantina nuova rispettando l’estetica e la storia dello Château.

Il Signor Scheufele mi diceva di amare il Pinot Nero come lo amava suo nonno ed il Bordeaux come il padre. Ama in definitiva i vini ben fatti, non contaminati dal legno, i vini classici, ben equilibrati, fini ed eleganti, e cioè ama il piacere del vino.

I suoi vini modello sono la denominazione Pessac – Léognan, “l’Haut Brion”, la “Mission Haut Brion”, e per la denominazione Pomerol il “La Fleur” ed il “Clinet”. A questo punto il Signor Scheufele mi racconta di essere da sempre appassionato di vino, di avere una società che commercia vini, di essere il distributore dei vini del Domaine Romanée Conti per la Svizzera francese e di avere tre negozi di vino in Svizzera, il più importante a Ginevra e gli altri due, uno a Gstad e l’altro a Glaud. Ama i vini non contaminati dal legno. Se si utilizza il legno deve essere di ottima qualità e non invasivo. Nel vino si devono sentire sensazioni fruttate fresche e non marmellatose, le note floreali e le note tipiche del vitigno e del terreno.

Ama la delicatezza del tannino che deve essere setoso ed accarezzare la bocca, non ama i vini concentrati ma quelli fini, eleganti e ben equilibrati. Ama i vitigni Merlot e Cabernet Franc che sono l’emblema della finezza e della eleganza. Il Cabernet Franc, se fatto bene, dona al Merlot quella profondità ed eleganza che completano un grande vino. Il suo desiderio, riposto, per il momento, in un cassetto, è quello di acquistare uno Château nella denominazione Pomerol.

Più dialogavo con il Signor Scheufele più ero curioso e bramoso di conoscere i suoi vini, di sentire la differenza tra i vini fatti dalla precedente proprietà e quelli suoi. A tal proposito mi raccontava che la prima annata fatta per il ciclo intero, dalla vigna alla cantina è stata la non fortunata 2013, non fortunata per i rossi perché il giorno prima della data decisa per la vendemmia si verificava una terribile grandinata che distruggeva completamente le uve. Il Signor Scheufele è coriaceo poiché nonostante tutte queste avversità non ha chinato il capo, ma è andato avanti con ancora più determinazione. Con l’annata 2013 per i vini bianchi e per il vino dolce e con l’annata 2014 anche per i vini rossi ha raggiunto un primo traguardo di un cammino interessante e laborioso.

Durante la nostra conversazione entrava nel salotto un Signore molto sorridente e simpatico che si scusava dell’intrusione e si presentava come il fratello del Signor Scheufele, per poi allontanarsi. Subito dopo entrava nel salotto una Signora che si presentava come la sorella del Signor Scheufele, a quel punto mi è venuto istintivo chiedere quanti fratelli e sorelle avesse e mi sentivo rispondere che aveva solo una sorella, allora gli chiedevo chi fosse quel Signore di prima ed il Signor Scheufele mi rispondeva sorridendomi che era il suo grande amico Jacky Ickx, ex pilota automobilistico belga. Era già passata un’ora e mi era volata via come un soffio, avrei desiderato rimanere a parlare con il Signor Scheufele per tanto tempo ancora, ma dovevo andare a vedere i vigneti e la cantina nuova. Salutavo il Signor Scheufele e la sua Signora, lo ringraziavo per la sua disponibilità e mi dirigevo verso la nuova cantina dove incontravo la Signora Corinne Comme che mi accompagnava a vedere una vigna di Cabernet Franc e mi diceva che recentemente il Cabernet Franc matura nello stesso momento del Merlot, cosa che prima non succedeva essendo noto a tutti che il Merlot, di solito, è il primo rosso ad essere vendemmiato.

La Signora Corinne mi diceva, inoltre, che stava adottando la coltura biodinamica come aveva fatto suo marito che lavora presso lo Château Pontet Canet” a Pauillac. Fatto un breve giro per le vigne mi accompagnava nelle nuove cantine, la prima con 16 tini troncoconici da 98 hl e 6 tini cilindrici da 63 hl con regolazione manuale delle temperature per avere una sorta di contatto diretto senza artifici ne’ intermediari. Ogni particella viene vinificata singolarmente e messa in un apposito tino. A fianco a questa cantina si trova la nuova barriccaia dove non tutti i vini vengono allevati, per esempio il vino Cadran che è un secondo vino fa solo acciaio. Le barriques, di fabbricazione francese, di quercia, di ottima qualità, vengono acquistate in cinque – sei tonnellerie diverse, sono con tostatura media, ed il legno è di grana media.

Parlando delle vigne la Signora Corinne mi diceva che la superficie vitata è di 24,5 ha di cui 14,5 ha di vitigni rossi (67% Merlot, 23% Cabernet Franc, 7% Cabernet Sauvignon e 3% Malbec) e 10 ha di vitigni bianchi tra secchi e dolci (56% Sémillon, 38% Sauvignon Blanc e 6% Muscadelle).

La densità dei ceppi è di 5.000 per ettaro.

Le vigne sono a Guyot semplice o doppio e la vendemmia è meccanica e manuale.

I vini prodotti sono:

Bergerac rosso Château Monestier La Tour ed il Cadran (secondo vino che fa solo acciaio), produzione media annua 70.000 bottiglie circa.

Bergerac bianco Château Monestier La Tour e Cadran (secondo vino), produzione media annua 50.000 bottiglie circa.

Côtes de Bergerac rouge:

Château Monestier La Tour, produzione media annua 10.000 bottiglie circa.

Bergerac rosé Château Monestier La Tour e Cadran, produzione media annua circa 5.000 bottiglie.

Saussignac (vino dolce non prodotto tutti gli anni) Château Monestier La Tour produzione media di circa 1.300 bottiglie.

Terminato questo piacevole giro venivo accompagnato nella stanza dove vengono messe ad essiccare e stoccare le piante che vengono utilizzate per aiutare la vigna ad essere più forte. La raccolta delle piante selvagge è completata con le piante coltivate nel giardino delle spezie. Queste piante servono per fare le tisane che vengono poi vendute.

Subito dopo vengo accompagnato in un ufficio, al piano sovrastante con vetrata sulla cantina, dove si vedono i tini d’acciaio, Aurelien mi aveva preparato i vini da degustare, proprio davanti a questa vetrata, ero emozionato perché desideravo conoscere i vini dello Château. Aurelien era seduto davanti a me e mi osservava, con attenzione, vedendo in me una persona piena di interesse per la degustazione che mi accingevo a fare.

Per quanto riguarda la larghezza del tannino, è importante che faccia le precisazioni che seguono, affinchè possa essere compresa. Io sento il tannino del vino sulla gengiva superiore. La totale larghezza del tannino è 6/6, cioè tuta la larghezza della gengiva superiore. Ovviamente, se il tannino è meno largo, potrà essere per esempio 5/6 e così via. La larghezza del tannino è importante quando la qualità dello stesso è di buono o alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno d’attenzione, ma il tannino, come ho precisato, dev’essere, in ogni caso, di buona qualità. Passiamo all’analisi dei vini degustati.

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR 2010

Appellation Côtes de Bergerac Rouge AOC

Età delle vigne 20 – 40 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento del vino per 15 mesi di cui il 50% in barriques nuove ed il 50% in barriques di secondo passaggio. Alcool 14,97°, bottiglie prodotte 6.745.

(Uvaggio: 52% Merlot, 42% Cabernet Franc e 6% Malbec)

Mix intenso di rosso rubino e porpora.

Naso che evoca profumi di menta, boisé, sella di cuoio, liquirizia, pepe nero, noce moscata, bastoncino duro di zucchero intriso di menta, eucalipto, iuta, alloro, salvia, prugna, ciliegia marasca scura, gesso, per terminare con la grafite.

Al gusto si sente il secco del boisé infatti la gengiva superiore si aciuga e brucia un po’. Sapori di ciliegia e prugna. Il corpo è medio. Il vino è ben equilibrato con asse acido – alcool – tannino in armonia.

Il tannino è dolce, abbastanza largo (5/6), inizialmente setoso per poi asciugare un po’ la gengiva superiore, a causa del tannino del legno.

Lunga è la sua persistenza gustativa con finale di prugna e cassis e finalissimo di liquirizia.

Vino con buona acidità ma con finale boisé.

Peccato che l’uso del legno non sia ottimale.

88/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR 2011

Appellation Côtes de Bergerac Rouge AOC

Eta’ delle vigne 20 – 40 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento del vino per 15 mesi in barriques nuove per il 50% ed il 50% in barriques di secondo passaggio. Alcool 14,57°. Bottiglie prodotte 4.050 circa.

(Uvaggio: 60% Cabernet Franc, 30% Merlot e 10% Côt che è un Malbec)

Intenso rosso rubino e porpora, quasi nero.

Naso che esprime profumi di idrolitina (polvere che rende gassata l’acqua naturale), ciliegia un po’ candita, prugna matura, erbe di montagna, intensi di vernice ad olio, menta, eucalipto, pepe nero, noce moscata, tostatura del legno, inchiostro di china, paglia, per terminare con intense note di amido che ricordano l’appretto (amido spray per stirare).

Assaggio piacevole con sensazioni di prugna e ciliegia marasca giustamente mature.

Il vino è equilibrato cioè la massa alcoolica è messa a tacere dalla spalla acida e dal tannino. Il corpo è medio. Il tannino è dolce, poco largo (4/6+), inizialmente vellutato per poi nel finale asciugare un po’ la gengiva superiore e dare una sensazione amara a causa del tannino del legno. Lunga è la sua persistenza gustativa con finale boisé e di fieno secco.

87/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR 2012

Appellazione Côtes de Bergerac Rouge 2012

Eta’ delle vigne 20 – 40 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento del vino per 15 mesi in barriques nuove per il 50% ed il 50% in barriques di secondo passaggio. Alcool 14,38°. Bottiglie prodotte 10.000 circa.

(Uvaggio: 60% Cabernet Franc, 35% Merlot e 5% Côt che è un Malbec)

Colore rosso porpora – nero.

Il naso rivela tracce di liquirizia, fumé (tizzone del legno quasi spento), ciliegia, prugna, mirtillo, appretto (amido spray per stirare), menta, eucalipto, iuta, fieno secco, intense di grafite, cassis, alloro, salvia, cioccolata (ricorda il cioccolatino “after eight”), lievi di fragolina di bosco, pomodoro secco, prugna, ciliegia e mirtillo.

Il corpo è medio ma è un po’ inferiore a quello del 2011. Vino abbastanza equilibrato cioè è un po’ altalenante, talvolta prevale la spalla acida sull’alcool e viceversa. Sensazione di pepe nero sulla lingua.

Il tannino è dolce, abbastanza largo (5/6 –), inizialmente, vellutato per poi asciugare abbastanza e far bruciare un po’ la gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale di iuta e boisé.

Si capisce che il vino ha grandi potenzialità, naso vario ed interessante, ma che, l’uso del legno non è ottimale.

87/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

CADRAN Rouge 2014

Appellation Bergerac AOC

Eta’ delle vigne 20 – 70 anni. Terreno argillo calcareo. Utilizzo di solo acciaio per godere al massimo di sensazioni fruttate. Alcool 13,5°. Bottiglie prodotte 31.466.

(Uvaggio: 60% Merlot, 30% Cabernet Franc e 10% Malbec)

Bella complessità di aromi di intensa sella di cuoio (profumo ricorrente), scatola di sigari, cedro del Libano, pepe nero, noce moscata, ciliegia, prugna, cassis, menta, eucalipto, liquirizia, stoppa intrisa di vino, iuta, fiore di rosmarino, mirtillo, intensi di amido del tessuto caldo, per terminare con sussurri di alloro.

Bocca succosa di cassis, ciliegia e prugna. Vino sapido e minerale con corpo medio appena sufficiente.

Vino abbastanza equilibrato perchè c’è un po’ di effetto altalenante tra freschezza e alcool.

Il tannino è dolce, largo (6/6 –), inizialmente, setoso per poi asciugare un po’ la gengiva superiore.

Abbastanza lunga è la sua persistenza gustativa fruttata e poi lievemente amara. Vino con naso molto interessante, con molta finezza ma manca un po’ di struttura e di acidità.

88/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

CADRAN Bianco secco 2015

Appellazione Bergerac sec AOC

Eta’ delle vigne 10 – 70 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento in solo acciaio. Alcool 14,5°.

(Uvaggio: 60% Sémillon, 30% Sauvignon Blanc e 10% Muscadelle)

Giallo paglierino con riflessi grigi.

Vino che esalta la nota di grafite seguita dal sale, limone, biancospino, pesca gialla, colla coccoina (latte di cocco e mandorla), dolce dell’esterno del confetto, pepe bianco, per terminare con soffi di nocciolina.

Sapidità evidente con marcata nota di limone. Il corpo è medio, appena sufficiente.

Vino, in questo momento, abbastanza equilibrato con effetto altalenante tra acidità ed alcool.

Lunga è la sua persistenza con nota floreale di violetta poi con sale e dopo il limone.

Brucia lievemente la gengiva superiore.

Il vino avrebbe avuto bisogno di maggiore acidità.

88/100

 

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR 2014

Appellation Côtes de Bergerac Rouge AOC

Eta’ delle vigne 20 – 40 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento del vino per 15 mesi per il 50% in barriques nuove e per il 50% in barriques di secondo passaggio.

(Uvaggio: Merlot, Cabernet Franc e Malbec)

Assaggio del vino dalla barrique.

Rosso rubino intenso.

Naso potente con profumo di sella di cuoio, seguito dalla scatola di sigari, cedro del Libano, menta, eucalipto, lieve boisé, pepe nero, noce moscata, appretto (amido spray per stirare), cipresso, gazzozzola (è il frutto del cipresso), ciliegia, lieve vegetale, per terminare con carezze di pomodoro secco.

L’assaggio rivela un corpo medio sufficiente e sapori di prugna, ciliegia, inizialmente fresca, per poi essere matura, lievemente candita.

Vino equilibrato con spalla acida e tannino che dominano la massa alcoolica. Il tannino è dolce, abbastanza largo (5/6 +) e setoso.

Lunga è la sua persistenza con finale di ciliegia e iuta.

Vino già piacevole dove non si sente il legno come nelle annate della precedente proprietà.

Il potenziale del terroir c’è e si sente.

90/100

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

CADRAN Bianco secco 2014

Appellazione Bergerac sec. AOC

Eta’ delle vigne 10 – 70 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento in solo acciaio. Alcool 13,5°.

(Uvaggio: 45% Sauvignon, 45% Sémillon e 10% Muscadelle)

Giallo paglierino abbastanza intenso con riflessi oro e grigi.

Al gusto si esaltano la sapidità e la grafite seguite da fiori gialli, menta, gambo di ciclamino spezzato (per l’acidità), per terminare con un lieve pepe bianco.

Gusto un pochino dolce ma con piacevole acidità e salinità.

Il corpo è medio sul limite della sufficienza.

Vino equilibrato con freschezza e sapidità che dominano la massa alcoolica.

Abbastanza lunga è la sua persisetnza gustativa con finale di sale e fiori gialli.

Il vino avrebbe avuto bisogno di maggiore struttura e persistenza gustativa.

86/100

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

CADRAN Bianco secco 2013

Appellazione Bergerac sec. AOC

Eta’ delle vigne 10 – 70 anni. Terreno argillo calcareo. Allevamento in solo acciaio.

Alcool 12,77°.

(Uvaggio: 40% Sauvignon, 45% Sémillon e 15% Muscadelle)

Veste giallo paglierino con riflessi oro e grigi lievi.

Aromi piacevoli di foglia di ruta, foglia di pomodoro, foglia di pesco, menta, grafite, biancospino, pepe bianco, vernice ad olio, buccia di limone, cuoio biondo, acciuga, colla coccoina (latte di cocco e mandorla), per terminare con carezze dolci che ricordano la parte esterna del confetto.

Morbidezza e freschezza si contendono un assaggio piacevole, di buon equilibrio e dai ritorni di limone. Il corpo è medio ed il vino ha note sapide ed agrumate.

Lunga è la sua persistenza gustativa con finale di limone e poi di sale.

Vino con ricca e piacevole acidità.

Questo 2013 per il momento, per me è superiore al 2014 ed al 2015.

90/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

SAUSSIGNAC TERRES VIEILLES 2007

Appellation Saussignac Bianco dolce.

Terreno argillo calcareo. Vendemmia manuale. Rendimento 15 hl per ha.

Fermentazione in barriques, con allevamento per 24 mesi in barriques di cui il 60% in barriques nuove e per il 40% in barriques di secondo passaggio.

(Uvaggio: 60% Sémillon e 40% Muscadelle)

Robe giallo oro e cedrata intensa, con tonalità ambra.

Al naso dopo un po’ di pigrezza svela profumi netti di caramello, caramella mou al latte, miele, boisé, pepe bianco, per terminare con rimandi di confettura di arancia amara.

Al palato ha un dolce stucchevole poi mitigato parzialmente da una sensazione amara.

Il corpo è medio sufficiente. Il vino è abbastanza equilibrato, avrebbe avuto bisogno di maggiore acidità e struttura poichè nel finale si sente bruciare un po’ la gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza gustativa con finale di caramello.

A mio avviso all’inizio dell’esame gustativo ha un dolce stucchevole poi smorzato in parte dall’amaro del caramello.

88/100

 

CHÂTEAU MONESTIER LA TOUR

SAUSSIGNAC 2013

Appellation Saussignac, bianco dolce

Terreno argillo calcareo. Età media delle vigne 35 anni. Vendemmia manuale.

Rendimento 9 hl per ha. Fermentazione in barriques, con allevamento in barriques di cui per il 60% in barriques nuove e per il 40% in barriques di secondo passaggio. Alcool 12,5%

(Uvaggio: 70% Sémillon e 30% Muscadelle)

Si presenta con una bella livrea color giallo ambra e giallo cedrata.

Ventaglio olfattivo fatto da note intense boisé e di menta, seguite dal miele, albicocca secca, nocciolina, guscio duro di mandorla, iuta e confettura di arancia amara.

All’assaggio è dolce (non stucchevole), sapido, con sapori che ricordano l’albicocca parzialente secca (con striature verdi) e la confettura di arancia amara. Il corpo è medio ed il vino è ben equilibrato con la spalla acida che domina la massa alcoolica.

Vino piacevole, non stucchevole con lunga persistenza aromatica intensa, con finale di confettura di arancia amara.

90/100

Terminata questa piacevole ed interessante degustazione rilevavo la differenza dei vini prodotti dalla precedente proprietà e quelli prodotti da Corinne Comme.

Mi hanno colpito positivamente il Cadran rosso 2014, poichè ha un naso vario e piacevolmente fruttato con iniziale sella di cuoio, il Cadran bianco 2013 che mi è piaciuto per la varietà olfattiva e per la salinità e l’acidità gustativa e il Saussignac 2013 che ha una piacevole dolcezza ed un ottimo equilibrio gustativo. I vini fatti dalla precedente proprietà li ho trovati meno equilibrati al gusto e con note un po’ troppo boisé sia al naso che al palato.

Credo proprio che la “sfida difficile” del Presidente sia invece una sfida vincente ed i risultati attuali lo testimoniano. Il cammino è lungo ma di soddisfazione.

Sono sicuro che nei prossimi anni sentiremo parlare di questi vini e di queste denominazioni.

Prima di partire sono stato invitato a pranzo sempre nello Château, sotto un loggiato insieme ad altri ospiti del posto, ad amici e collaboratori del Presidente, poichè il giorno prima gli invitati erano stati quasi esclusivamente della stampa. Seduta davanti a me avevo la signora Corinne Comme e suo marito con i quali ho commentato i vini degustati e mi sono complimentato con lei per il soddisfacente e non semplice lavoro che stava portando avanti. Alla mia sinistra era seduto Jackie Ickx persona piacevole e sorridente con il quale ho parlato di auto. Improvvisamente nel guardarlo mentre mi sorrideva, vedevo una sua incredibile somiglianza con Jean Claude Killy, campione olimpionico di sci dell’anno 1968 a Grenoble e glielo dicevo. Lo stesso mi confessava che altre persone, in passato, gli avevano detto la stessa cosa. Terminato questo veloce pranzo circondato da piacevoli persone andavo a salutare il Signor Karl Friedrich Scheufele al quale facevo i miei complimenti per i vini, per la sua proprietà e per le valide persone che collaborano con lui. Salutate, sommariamente, le persone presenti, venivo accompagnato all’aereoporto di Bordeaux con un’auto privata, insieme alla fotografa Alexandra Pauli, che mi diceva di avere fatto in due giorni, circa 4.000 fotografie. Il mio viaggio di ritorno ha previsto uno scalo ad Amsterdam e poi il volo per Milano per poi tornare la mattina dopo a Firenze. E’ stato un viaggio lungo e un po’ stancante, ma pieno di soddisfazione. Un viaggio che rifarei senza pensarci due volte. Ero così entusiasta che durante il viaggio di ritorno scrivevo di getto parte del mio articolo.

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