Scusate la sincerità ma non avrei mai immaginato di fare una degustazione di Champagne Moët – Chandon perché ho sempre, erroneamente, dico adesso, pensato che si trattasse solo di Champagne commerciale e di poca qualità. Champagne standardizzato, prodotto in milioni di bottiglie, sempre uguale, anno dopo anno e con bollicine grosse come sono tanti “prosecco”. A luglio durante la degustazione di Dom Ruinart, Giorgio Bianchi, direttore rete vendita del gruppo Moët Hennessy mi ha detto: “Ti voglio strabiliare perché te, come tante altre persone, sei prevenuto nei confronti dello Champagne Moët – Chandon. Si tratta del padre degli champagne ed è il migliore di tutti”. A tali affermazioni reagivo dicendogli: “sorprendimi, dimostrami che quello che dici è vero!” Giorgio, persona affabile, piena di passione per il proprio lavoro e con un amore sviscerato per lo champagne trovava in me una sorta di ostacolo perché percepiva, in modo chiaro, che io non la pensavo come lui. All’appuntamento della degustazione Dom Ruinart, di luglio a Firenze, Giorgio mi prometteva che ci saremmo sentiti a settembre per organizzare questa degustazione di Champagne Moët – Chandon. Riguardo al mio articolo pubblicato nel precedente numero della rivista OINOS e relativo allo Champagne Dom Ruinart devo fare il “mea culpa” perchè erroneamente ho scritto Maison Dom Ruinart ben sapendo che la Maison è Ruinart e che il Dom Ruinart è una tipologia di Champagne della Maison Ruinart.
A settembre ho contattato Giorgio il quale mi ha detto che voleva organizzare un evento particolare a Milano ed esattamente presso la struttura transitoria “Priceless”. Si tratta di una struttura prevalentemente di cristallo montata su una terrazza dell’edificio della Banca Intesa, in Piazza della Scala, a pochi passi dalla Galleria Vittorio Emanuele II e dal Duomo. Questa struttura montata per la durata dell’Expo 2015 sarebbe stata rimossa a fine ottobre, termine poi prorogato a fine dicembre 2015, visto il grande successo che ha avuto.
La struttura ha una terrazza in legno e ferro, all’aperto ed un salone circondato di vetrate con annessa cucina, con attrezzature di ogni specie. La sala può ospitare, a sedere ventiquattro persone ed il piano del tavolo scende lentamente dal soffitto, creando grande stupore nei commensali.
Presso questa struttura voluta da Mastercard e da Banca Intesa si sono succeduti, a turno, nell’arte culinaria, moltissimi giovani ristoratori dell’associazione Jeunes restaurateurs d’Europe.
Nell’attesa di andare a Milano il 23 ottobre mi sono chiesto più volte quale esperienza di degustazione di Champagne avrei fatto. Sinceramente pensando a Moët e Chandon la fantasia mi andava poco lontana anche se incominciavo a pensare che il Dom Perignon è un grande Champagne, di qualità, di proprietà della Maison Moët e Chandon, del quale, ogni anno, vengono prodotte circa 5 milioni e mezzo di bottiglie. Inoltre Giorgio mi aveva detto che avremmo degustato i Moët e Chandon millesimati e confesso che io non li avevo presenti non ricordando se e quando li avevo bevuti.
Forse è il caso di accennare qualche notizia sulla Maison Moët e Chandon che ha sede in Francia ad Epernay, nella Avenue de Champagne.
Si tratta di una Maison fondata nel 1743 da Claude Moët ed attualmente è di proprietà del gruppo LVMH che ha numerose altre Maison quali Krug, Ruinart e Vieuve Clicquot Ponsardin ed aziende Bordolesi di vino di importanza assoluta, quali ad esempio lo Château Cheval Blanc e lo Château d’Yquem.
La Maison ha più di 1500 acri di vigne (più di 600 ettari) e produce più di 24 milioni di bottiglie di Champagne.
La fondatrice della Maison, Claude Moët diffuse il proprio champagne a Parigi e questo fu l’inizio della espansione sia in Europa che negli Stati Uniti. Il nipote di Claude, Jean – Remy Moët espanse ancora di più la rete vendita arrivando ad avere come clienti Thomas Jefferson e Napoleone Bonaparte. La Maison aggiunge Chandon al nome Moët quando Jean – Remy passò metà società al genero Pierre – Gabriel Chandon nel 1832 e metà a suo figlio Victor Moët.
Il primo vintage distribuito da Moët è stato il 1842. Il marchio “Brut Impérial” fu prodotto negli anni ’60 del 1800. La marca più famosa della Maison è “Dom Pérignon”, che prese il nome dal frate benedettino Pierre Pérignon, definito il “padre dello Champagne”. I vitigni con il quale vengono fatti gli champagne Moët e Chandon sono lo chardonnay, il pinot nero ed il pinot meunier.
Ritornando all’appuntamento di Milano, il 23 ottobre di buona mattina parto per andare a Milano e mi incontro con Giorgio Bianchi in stazione perché lui veniva da Roma ed insieme andiamo a piedi negli uffici della Moët Hennessy dove rimaniamo per qualche minuto per poi andare al Priceless. Giorgio mi fa presente che il pranzo sarebbe stato curato dallo Chef Emanuele Scarello e che gli Champagnes sarebbero stati il Grand Vintage 2006, il Grand Vintage Rosé 2004, il Grand Vintage 2004 in formato magnum, il Grand Vintage Collection 1995 ed il Grand Vintage Collection 1992.
Questi ultimi due in via di completa estinzione. Gli invitati al pranzo erano i più vari, dal mondo della finanza, della ristorazione di Milano e Firenze (lo Chef Marco Stabile) e di Brusaporto, Francesco Cerea del Ristorante “Da Vittorio”, dal mondo degli appassionati e da quello dello Champagne.
Mi sentivo lusingato di essere al centro dell’attenzione di un evento così esclusivo. Non ero emozionato per questo ma ero teso perché dovevo degustare dei vini, nella fattispecie degli Champagne per scrivere le mie note di degustazione. Arrivati sul posto baciati dal sole, la giornata era stupenda, un bel sole ed una temperatura non certo autunnale.
Non appena arrivati mi sono subito messo da una parte a degustare i primi due champagne rimanendo particolarmente colpito dal rosé 2006.
Le bollicine non erano grossolane ma fini. Lo stesso Chef Marco Stabile del ristorante stellato “Ora d’Aria” di Firenze è venuto a questo evento, prevenuto nei confronti degli Champagne Moët – Chandon, e si è completamente ricreduto, come me. Questa esperienza mi ha insegnato che niente è scontato e che i preconcetti vanno messi da una parte se non si ha una adeguata verifica. Il pranzo poi è iniziato con una serie di pietanze create dallo Chef Emanuele Scarello perfettamente abbinate agli champagne.
Mi sono complimentato con lo Chef perché la qualità del cibo era perfetta come pure il suo abbinamento allo champagne, via via servito.
Ma veniamo dunque ad analizzare gli champagnes degustati.
Le note di degustazione integrali possono essere consultate previa registrazione e successivo abbonamento.
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MOËT e CHANDON
Grand Vintage Blanc, annata 2006
(uvaggio: Chardonnay 42%, Pinot Nero 39% e Pinot Meunier 19%)
Colore giallo oro, lucente e brillante, bollicine abbastanza fini, quasi finissime e numerose.
All’esame olfattivo emergono profumi di appretto, di vaniglia (ricorda il ricciarello), intensi di pietra focaia, ananas, marrone bollito insieme al finocchio selvatico secco, ruggine, sapone di Marsiglia, episperma (è il dolce della seconda pelle del marrone bollito), iodio, gambo di ciclamino spezzato (per l’acidità), lievi di affumicato, amido di cotone, caldo del panno appena stirato, per terminare, con la temperatura più alta dello champagne nel bicchiere, l’anice stellato e lo zabaione.
Al gusto la bollicina è abbastanza fine, si godono sapori che ricordano un lieve zabaione, agrumi, dolce del confetto, mandorla, burro di nocciolina.
Vino sapido e minerale, ben equilibrato con massa alcoolica non percettibile grazie alla freschezza ed alla sapidità. Il corpo è medio, abbastanza sufficiente, abbastanza lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale lievemente amarognolo che ricorda la mandorla.
Si sente un pochino la bolla nello stomaco e le labbra sono piacevolmente sapide.
Nel finalissimo, a lungo, si sente la pietra focaia.
90- -/100
MOËT e CHANDON
Grand Vintage Rosé, annata 2006
(uvaggio: Pinot Nero 47% di cui il 23% di vino rosso, Chardonnay 33% e Pinot Meunier 20%)
Veste rosa cerasuolo, ramato.
Le bollicine sono inizialmente, lievemente, grossolane per poi diventare più fini e numerose.
All’olfatto diffonde profumi che ricordano, in modo evidente, il cono gelato artigianale con crema, seguono note di intensa pietra focaia, lampone maturo, ribes, ruggine, erbe medicinali, erba appena tagliata, iodio, chinotto, ginger, per terminare con lievi rimandi di cuoio e zabaione. A temperatura più alta dello Champagne nel bicchiere si sente all’olfatto la spuma al bitter, la pasticceria e la vaniglia.
Al palato la bollicina è gradevolmente presente, cioè piuttosto fine. Piacevoli sapidità e mineralità e sapore di bitter. Vino morbido, rotondo e ben equilibrato con generosa freschezza, sapidità e mineralità che dominano, senza indugi, la massa alcoolica. Lunga è la sua persistenza aromatica con lieve finale di episperma (dolce della seconda pelle del marrone bollito) seguito dal finocchio e dal lampone.
Champagne molto piacevole che si beve e ribeve con desiderio.
92/100
MOËT e CHANDON
Grand Vintage Blanc, annata 2004 (formato Magnum)
(uvaggio: Chardonnay 38%, Pinot Nero 33% e Pinot Meunier 29%)
Riluce di un brillante giallo oro con numerose bollicine abbastanza fini ma non finissime. Incontro olfattivo ricco e vario con profumi intensi di pietra focaia, cuoio fresco, quello biondo, seguiti dal cappero, acciuga, iodio, salmastro, vaniglia, pasticceria, sedano fresco, colla coccoina ( è l’equivalente del latte di cocco e della mandorla), ananas, gambo di ciclamino spezzato (per l’acidità), per terminare con sentori di panno caldo non appena stirato.
Al palato rivela una bollicina abbastanza fine e sapori che ricordano il limone, la buccia di limone, caramella dura di lampone ed in modo lieve lo zabaione.
Vino sapido e minerale, ancora molto giovane. Il corpo è medio e la persistenza è abbastanza lunga con finale di limone e mandorla.
Nel finale ricorda il 2006. Il 2004 nell’insieme è superiore al 2006 sia per la complessità generale che per la persistenza.
Con la sosta in bottiglia, al gusto, la bollicina si assottiglierà.
Il naso è strepitoso, intrigante e complesso.
92/100
MOËT e CHANDON
Grand Vintage Blanc, annata 1995 Collection
(uvaggio: Pinot Nero 50%, Chardonnay 40% e Pinot Meunier 10%)
Il colore è giallo oro lucente mentre le bollicine sono finissime e numerose.
L’incontro olfattivo è entusiasmante, si godono distintamente intensi profumi di burro di nocciolina, pietra focaia e la nocciola piemontese. Il percorso olfattivo prosegue con note di burro fuso, menta, iodio, amido di cotone, lievi di zabaione, cuoio biondo (quello fresco), vaniglia, banana matura, sedano fresco, dolci della parte esterna del confetto, sapone di Marsiglia, mandorla, per terminare con lievi sentori di zafferano.
Al gusto è sapido e minerale di pietra focaia già sentita all’olfatto ed ha sapori che ricordano il limone, la vaniglia e la mela renetta.
La bollicina è abbastanza fine ed il corpo è sufficientemente medio. Il vino è ben equilibrato grazie alla freschezza ed alla mineralità che non fanno percepire la massa alcoolica. Dopo i primi secondi il corpo tende un po’ ad assottigliarsi ma la persistenza aromatica intensa rimane lunga con retrogusto di mela renetta, limone, nocciola e burro di nocciolina.
Champagne piacevole, per me questa bottiglia, (è bene ricordare che ogni bottiglia è diversa dall’altra) è migliore all’olfatto che al gusto. La bollicina al gusto si deve affinare ancora un po’, diventando più fine.
93/100
MOËT e CHANDON
Grand Vintage Blanc, annata 1992 Collection
(uvaggio: Pinot Nero 45%, Chardonnay 40% e Pinot Meunier 15%)
Bellissimo giallo oro intenso, lucente e brillante con bollicine finissime e numerose.
All’esame olfattivo risaltano in modo netto ed intenso profumi di banana matura e pane caldo appena uscito dal forno, seguite da note di mela renetta vizza, iodio, sedano e finocchio freschi, cuoio biondo (quello fresco), pietra focaia, polvere di cacao, cioccolata bianca, origano, menta e pasticceria.
L’incontro gustativo è molto piacevole lo champagne entra, con una bollicina finissima, largo in bocca con la sua piacevole sapidità e mineralità e con sapori di mela renetta matura, vizza e mela cotta in forno con lo zucchero sopra, dolci della parte esterna del confetto, caramella dura al lampone, limone e buccia di limone.
Il vino è ben equilibrato grazie alla copiosa acidità, alla mineralità e sapidità che dominano, senza timori, la massa alcoolica. Il corpo è medio e lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale di mela golden smith fresca.
Champagne ancora giovane e ciò è confermato dalla sua generosa freschezza.
Questo, per me, è lo champagne migliore della degustazione.
96/100
Durante il pranzo ho parlato di ogni champagne descrivendolo visivamente, olfattivamente e gustativamente, incontrando vivo interesse dei commensali che erano estasiati per l’ambiente e per il piacere della tavola, cibo e Champagne di alto livello.
Ho visto facce incredule di certi ospiti nel bere questi piacevoli Champagne.
Alla fine del pranzo ero stanco ma soddisfatto ed ho fatto i miei complimenti a Giorgio Bianchi per la qualità degli Champagne e per il piacevole evento organizzato con assoluta perfezione.
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