Il barolo è fatto con uve nebbiolo. Si tratta di un vitigno eccezionale che a me piace accostare al pinot nero ed al sangiovese. In comune questi vitigni hanno, quando non sono contaminati da altri vitigni, il tenue colore, sentori floreali di violetta, sentori fruttati di ciliegia e lampone e nell’invecchiare acquisiscono sentori di prugna secca e fieno secco. Al gusto tutti e tre i vitigni hanno una copiosa freschezza ed una struttura di carattere, ma abbastanza delicata. Solo il pinot nero, a differenza degli altri due vitigni, ha un tannino meno deciso ma piacevolmente presente. Ovviamente questi sono concetti generali e non assoluti. Quando mi si chiede di parlare o di scrivere di vino divento un vulcano in eruzione e mi viene spontaneo di parlare o scrivere di tanti aspetti meravigliosi del vino. Mi sento di tornare bambino perché mi riempio di entusiasmo e di passione.
Molto spesso si sente dire che sono solo i vini francesi, in generale, a potere invecchiare mentre i nostri vini hannno poca longevità. Ciò non è vero perché abbiamo anche noi dei vini vecchi che sono tuttora piacevoli nonostante abbiano 60 anni.
Due anni fa, circa, ho degustato dei barolo degli anni ’30 che erano sempre abbastanza piacevoli, anche se avevamo raggiunto il traguardo della vitalità.
Consideriamo che i vitigni sangiovese e nebbiolo sono ricchi, non tanto di struttura ma di acidità mentre i vini, bordolesi hanno uvaggi con più struttura e minore acidità. Quando un vino invechcia perde struttura e quindi si sentono di più la massa alcoolica e la freschezza e quindi il vino rischia di perdere l’equilibrio gustativo che è alla base della piacevolezza. Ma non voglio andare oltre su questi argomenti che sono interessanti ma un po’ tecnici.
Potrei scrivere tante cose sull’esame ofattivo del vino che è di estremo interesse. Quando ci approcciamo ad un vino e lo analizziamo olfattivamente scopriamo un mondo che il nostro cervello conosce. Tutti noi abbiamo un magazzino olfattivo e solo con la dovuta attenzione riusciamo ad identificare un profumo conosciuto. Molte volte sentite dire: “hai ragione c’è il profumo di………., non ci avevo pensato, me lo hai detto te ed adesso lo sento anche io”. Non è facile individuare i profumi, ma è molto bello quando ci riusciamo.
Vi voglio raccontare una delle mie tante esperienze degustative di vino ed in particolare di una identica verticale di Barolo che ho fatto per due volte, ma quella che mi è rimasta più impressa è quella fatta con alcuni amici al Ristorante Silene a Pescina di Seggiano, in Toscana, ai piedi del Monte Amiata, a trenta minuti da Montalcino, dall’amico ristoratore Roberto Rossi. Abbiamo fatto la degustazione di cinque barolo dal 1971 al 1947 ma poi abbiamo mangiato degli eccellenti cibi nostrani cucinati in modo perfetto.
Prima di iniziare la descrizione della degustazione è opportuno che faccia le seguenti precisazioni in relazione alla larghezza del tannino. Io sento il tannino del vino sulla gengiva superiore.
La totale larghezza del tannino è 6/6, cioè tutta la larghezza della gengiva superiore.
Ovviamente se il tannino è meno largo, potrà essere per esempio 5/6 e così via.
La larghezza del tannino è importante quando la qualità dello stesso è di buono od alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno di attenzione, ma il tannino, come ho precisato, deve essere, in ogni caso, di buona qualità.
Il mercato internazionale purtroppo ha costretto diversi produttori, per ragioni economiche a mettere in commercio vini già abbastanza pronti e questo normalmente può andare bene per i vitigni bordolesi (cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot, shiraz ed altri) ma non per il sangiovese e per il nebbiolo che notoriamente sono vini che necessitano di tempo per diventare più mansueti e meno nervosi e scontrosi.
Bere un vino vecchio è un grande piacere, io posso tranquillamente bere un barbaresco, un barolo, un sangiovese in purezza, un pinot nero (borgogna) vecchi, tranquillamente, con grande piacere, mangiando il pesce cotto sotto sale come pure con la pizza. Potrei scrivere ancora a getto, non so’ quanto, ma passiamo a questa incredibile esperienza di barolo vecchi.
Le note di degustazione integrali possono essere consultate previa registrazione e successivo abbonamento
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BAROLO “BRUNATE” MARCARINI 1971
Veste color mattone con bordo aranciato.
Il bouquet è ampio, ricco di sensazioni tipiche del bel nebbiolo. Emergono la prugna secca, il fieno secco e la clorofilla a cui seguono sentori di carruba, menta, caucciù, intensi, pepe nero, terra bagnata, marrone bollito, iuta, intensi, giuggiola matura per terminare con degli accenni di conserva di pomodoro.
Al palato colpisce per la spiccata freschezza e per l’abbondante sapidità e mineralità.
L’alcool non si percepisce come pure il tannino è leggero e abbastanza largo, sembra il tannino di un bel pinot noir. Sul primo momento all’ingresso in bocca si sentono, nitidamente, sapori intensi di giuggiola matura e non, di fieno secco e di iuta. Vino abbastanza equilibrato con una freschezza straripante che va a coprire l’alcool ed il tannino.
Corpo non particolarmente presente.
Lunghissima persistenza con retrogusto di fieno secco, di iuta ed in maniera intensissima di giuggiola matura.
Si tratta di un vino nel suo insieme piacevole ed interessante.
91/100
BAROLO ENRICO PIRA 1970
Robe color mattone abbastanza chiaro e trasparente.
Al naso si godono sensazioni di liquirizia, intense, curry, ciliegia candita, caucciù, intense, carruba, ciliegia sotto spirito, stoppa, caramella di orzo, iuta e confetto.
Il percorso olfattivo prosegue con profumi di pomodoro secco, menta, intensi, per terminare con dei soffi di camomilla.
Al gusto evidenzia da subito molta freschezza, forse un po’ generosa.
L’alcool è abbondantemente messo a tacere dalla spalla acida mentre il tannino è dolce ma tendente ad asciugarsi abbastanza velocemente e la gengiva superiore percepisce una sensazione di bruciore. Vino non particolarmente equilibrato. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa. Sicuramente migliore all’olfatto che al gusto. Nell’insieme è un vino fascinoso.
87/100
BAROLO GIUSEPPE MASCARELLO 1967
Al colore si propone con un rosso granato intenso.
Ai profumi si amplia in toni di prugna secca, fieno secco, intensi, clorofilla, menta, pepe nero e nocciolina tostata. Seguono note di radice di ciclamino, confettura di fragola, iuta, intense, caffè freddo per terminare con delle carezze di noce moscata.
All’ingresso in bocca si percepisce una generosa acidità che ricorda la radice di ciclamino, accompagnata da una piacevole sapidità – mineralità. La massa alcoolica è controllata dalla spalla acida mentre il tannino è dolce ma tende ad asciugarsi abbastanza velocemente.
Il corpo è medio e lunga è la sua persistenza aromatica intensa. Vino sicuramente migliore all’olfatto rispetto al gusto.
E’ bene non dimenticare che il nebbiolo come pure il sangiovese ed il pinot nero sono vitigni nei quali la freschezza è sempre spiccata, mentre il tannino, specialmente nelle annate non più giovanissime tende ad essere meno protagonista rispetto alle altre sostanze dure.
89/100
BAROLO GIACOMO CONTERNO 1967
Si offre con un colore mattone chiaro con bordo ambra.
Il bouquet è ampio, con profumi ben distinti che si librano in sensazioni aromatiche intense di caucciù e di fungo porcino secco a cui fanno eco note di dado vegetale, liquirizia, cassetta di medicinali, tintura di iodio, caramella di orzo, pietra focaia, mostarda per terminare con sensazioni di giuggiola matura.
Il gusto è dominato, senza esitazioni, da sensazioni di fungo porcino secco. L’alcool è perfettamente controllato dalla abbondante spalla acida mentre il tannino è abbastanza largo (4/6 -), inizialmente un po’ grasso per poi asciugarsi nel finale. Buona presenza di sapidità e mineralità. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con retrogusto di giuggiola matura. L’esperienza mi ha insegnato che il fungo porcino secco normalmente è sinonimo di ossidazione. Si tratta di un vino che ha risentito un po’ degli anni che ha ma è sicuramente possibile che un’altra bottiglia dello stesso vino possa essere molto diversa ed il vino quindi possa essere meno evoluto. Ogni bottiglia ha la sua storia.
87/100
BAROLO BORGOGNO RISERVA 1947
Si propone alla vista con un cuore color mattone ed un bordo color ambra.
Incredibile ma vero il primo sentore nitido ed importante che si percepisce è la banana matura a cui seguono sentori di menta, pepe nero, noce moscata, pelle, carruba, inchiostro di china, prugna secca, fieno secco, clorofilla per terminare con soffi di terra bagnata. Quest’ultima nota capita spesso di sentirla anche nel sangiovese.
Al gusto si percepisce una abbondante spalla acida che domina la massa alcoolica, quasi una lieve sensazione di acido acetico accompagnata e superata dalla sensazione di inchiostro di china.
Sapido e minerale con buona struttura mentre il tannino è dolce, abbastanza largo inizialmente vellutato per poi asciugarsi un po’ nel finale.
Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con retrogusto di inchiostro di china e di carruba. Questo vino, tra quelli degustati è quello che ha dimostrato, nonostante fosse il più vecchio, di avere più struttura e più persistenza. Tengo a precisare che le bottiglie aperte di questo vino sono state tre e che quella degustata da me era la migliore.
90/100
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