MAISON RUINART

A metà del mese di luglio, si è tenuta, presso lo splendido Hotel Villa La Massa, di Firenze, sulle rive dell’Arno, una doppia mini verticale, la prima di Dom Ruinart, Blanc de Blancs, annate 2004 e 2002 e 1998 e la seconda di Dom Ruinart rosé, annate 2002, 1998 e 1996. Giorgio Bianchi direttore rete vendita del gruppo Moët-Hennessy ha organizzato questa degustazione invitando il suo agente di Firenze, Lorenzo Berti e tre appassionati di vino Marco Raveggi, titolare della concessionaria Centro Porsche Firenze e Alessandro Soldi, puro appassionato di grandi vini francesi e Mauro Zanieri.

Il neo Direttore dell’Hotel Achille Di Carlo, giunto a Firenze un mese prima, subito si è dichiarato, con entusiasmo, disponibile a riceverci per questo particolare evento. Il Direttore ci ha accolti in un salottino ovattato, con al tavolo sei postazioni di degustazione.

Ho conosciuto il Signor Achille Di Carlo a giugno tramite l’amico Francesco Cerea, titolare insieme ai suoi fratelli ed alla madre, di varie attività enogastronomiche, di alto prestigio, tra cui il Ristorante “da Vittorio” a Brusaporto, con tre stelle Michelin. Si potrebbe scrivere un libro sulla famiglia Cerea, sulla loro professionalità e bravura e sulle loro attività.

Subito al primo incontro con il Signor Di Carlo, emergeva che avevamo conoscenze ed amicizie in comune e che ci eravamo incontrati alcuni anni prima a Cernobbio all’Hotel Villa d’Este, durante una sessione del Grand Jury Européen, uno dei più belli e fascinosi Hotel del mondo. Sia l’Hotel Villa La Massa che l’Hotel Villa d’Este appartengono agli stessi proprietari.

Ma torniamo al giorno della degustazione. Io, come sempre, arrivo a questi appuntamenti carico di adrenalina. Giorgio, persona estremamente professionale ed attenta aveva preso contatto con il Signor Di Carlo ed aveva inviato all’Hotel gli champagnes da degustare e da bere, successivamente, durante il pranzo.

Sul tavolo c’erano bicchieri perfetti per la degustazione, e gli champagnes erano freddi alla temperatura giusta, tenendo presente che l’ambiente, visto il caldo esterno, era ben climatizzato.

Avevamo a disposizione tre persone che ci hanno assistiti in modo, estremamente, attento e professionale, durante la degustazione. Normalmente io inizio la degustazione dei vini partendo da quelli più vecchi per risalire a quelli più giovani mentre per gli champagnes inizio sempre dai più giovani per arrivare a quelli più vecchi. Durante la degustazione nonostante che i miei commensali parlassero della ristorazione importante sia italiana che mondiale, argomento di mio sicuro interesse, mi sono completamente estraneato vedendo solamente i bicchieri che avevo davanti, chiudendo ermeticamente le mie orecchie, immergendomi completamente nel piacere di scoprire quello che non sapevo.

La degustazione è iniziata con il Dom Ruinart Blanc de Blancs 2004, poi il 2002 in formato magnum ed infine con l’annata 1998 sempre in formato magnum. Finito con questi tre champagnes siamo passati ai rosé, con il 2002, poi con il 1998 ed infine con il 1996.

Dopo la degustazione ho parlato delle mie note di degustazione ed abbiamo poi commentato insieme le piacevoli sensazioni di questo grandioso champagne.

Successivamente ci siamo diretti al Ristorante “il Verrocchio”, dove lo Chef executive di Villa La Massa, Andrea Quagliarella, ci ha deliziati con un piacevolissimo menù che ci ha permesso di godere appieno degli stessi champagnes degustati.

Prima di passare alla degustazione desidero dare alcuni accenni su questa Maison.

La Maison Ruinart nasce a Reims nel secolo XVII per mano di un monaco benedettino, originario di una famiglia di mercanti di tessuti, tale Dom Thierry Ruinart.

Questo champagne inizia ad essere commercializzato nel 1729 per mano di Nicolas Ruinart nipote di Dom Thierry Ruinart che ben presto lascia il commercio dei tessuti per dedicarsi, completamente, allo champagne.

Da una generazione all’altra la tradizione Ruinart continua. A Claude Ruinart va attribuito il merito di avere acquistato le Crayères cave di gesso, poste a 38 metri di profondità, utilizzate, anticamente, per la costruzione di Reims e delle sue fortificazioni.

La cantina, ha tre piani per la fermentazione e la maturazione dello Champagne che si snodano lungo otto chilometri.

Questo luogo, nel 1931 è stato classificato monumento storico.

Durante la prima guerra mondiale la sede della società viene distrutta e l’allora direttore André Ruinart pertanto la trasferisce nelle cantine. Nel 1919 Andrè Ruinart muore precocemente, lasciando un figlio giovane e la moglie Charlotte che prende il comando dell’azienda riuscendo a salvarla ed a proiettarla nel futuro, mantenendo alta la qualità degli champagne prodotti.

Successivamente questa Maison, come altre molto importanti, per esempio la Krug e la Moët – Chandon, viene acquistata dal gurppo LVMH. L’attuale chef de cave, della Maison è, dal 2007, Frédéric Panaïotis, originario della Champagne.

Gli champagnes prodotti da questa Maison sono il non millesimato Ruinart de Ruinart, il Ruinart Blanc de Blancs, millesimato ed il Ruinart Rosé, anche questo millesimato.

Le cuvées millesimate di Dom Ruinart esistono dal 1959 ma iniziano ad essere commercializzate nel 1969 dopo ben dieci anni di maturazione nelle cantine.

Le cuvées Dom Ruinart vengono prodotte nelle migliori annate e sono composte al 100% da Grands Crus provenienti dalle Côtes des Blancs e dalle Montagne de Reims.

Confesso che diversi anni fa ero uno spietato consumatore di R. Ruinart, composto per il 40% da chardonnay e per il 60% da Pinot Noir e poi per un certo periodo di tempo smisi di berlo perché veniva messo in commercio troppo presto e pertanto il perlage era un po’ aggressivo al palato. Successivamente la Maison, evidentemente, ha capito che stava favorendo il commercio a discapito della qualità e pertanto è tornata alle origini lasciando lo champagne più tempo in cantina e mettendolo in commercio quando il perlage è più fine e delicato. Io mi aspetto da uno champagne piacevole un perlage fine e delicato, altrimenti che senso ha berlo?

Credo che adesso sia il momento giusto per passare all’analisi degli champagnes degustati. Devo precisare che in linea di massima non amo i vini rosé, però se il rosé è grande non ho preconcetti e la degustazione è stata testimone di questo.

 La verticale

 

Le note di degustazione integrali possono essere consultate previa registrazione e successivo abbonamento.

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DOM RUINART

Blanc de Blancs, annata 2004

100% Grand Cru di uve Chardonnay di cui il 69% proviene dalla Côte des Blancs (Chouilly, Les Mesnil e Avize) ed il 31% proviene dal versante nord della Montagna di Reims (Sillery e Puisieulx).

Riluce giallo paglierino con riflessi verdi.

Le bollicine sono finissime e numerosissime.

Naso ricco e vario con profumi intensi di cuoio fresco, quello biondo, iodio, salmastro, pane caldo, pietra focaia (silex), affumicato (ricorda il prosciutto cotto di Praga), lievi di vaniglia e cipolla, lievi di gambo di ciclamino spezzato (per l’acidità), per terminare con sentori di colla coccoina (latte di coco e mandorla).

Al gusto è sapido e minerale con bollicine fini, con sapore di limone e mostra tutta la sua giovinezza e longevità. Il corpo è medio ed il vino è equilibrato rispetto alla massa alcoolica che è impercettibile, grazie all’acidità che è molto sostenuta. La sua gioventù la si capisce dalla copiosa acidità che con il tempo si dovrà mitigare. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con, al finale, sapori di sale e limone. La gengiva superiore nel finale ha un po’ di astringenza, dovuta, a mio avviso, alla copiosa freschezza.

Champagne, ripeto, giovane, da risentire, con vivo interesse, nel futuro.

93/100

 

DOM RUINART

Blanc de Blancs, annata 2002

(Bottiglia in formato Magnum)

Veste giallo paglierino con riflessi oro.

Le bollicine sono fini e numerosissime. Incanta ed ipnotizza osservare la miriade di bollicine che vanno verso il cielo.

Olfatto che si apre a profumi intensi di affumicato, salmastro, pepe bianco, cuoio biondo, limone, iodio, buccia di limone, foglia verde del sedano, prezzemolo, per terminare con piacevoli soffi di latte di cocco e mandorla (colla coccoina).

L’incontro gustativo è molto piacevole, le bollicine sono vive evidenti, ma gradevoli, non aggressive.

Sapore di sale e limone. Il corpo è medio ed il vino è ben equilibrato. La sapidità e la freschezza sovrastano, senza tentennamenti, la massa alcoolica. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale di limone, sale e pompelmo bianco che dona un finale lievemente amarognolo, tipico del pompelmo. La nota agrumata nel finale rende, lievemente, astringente la gengiva superiore. Si tratta di uno champagne di carattere e delicato. La 2002 è una annata importante, anche se qualche Maison non è riuscita a fare un grande prodotto. A mio avviso la 1996 è stata, in genere, un’annata superiore.

97/100

 

DOM RUINART

Blanc de Blancs, annata 1998

(Bottiglia in formato magnum)

Abito giallo paglierino – oro, con riflessi verdi.

Bollicine finissime e numerose.

L’incontro olfattivo svela profumi di sale, iodio, salmastro, pietra focaia (silex), affumicato, intensi di grafite e burro fuso seguite da cuoio fresco, lievi di acciuga, foglia verde del sedano, prezzemolo, lievi di gambo di ciclamino spezzato (per l’acidita’), pepe bianco, guscio duro della mandorla, per terminare con sussurri di latte di cocco e mandorla (colla coccoina).

L’incontro gustativo evidenzia delle bollicine finissime, forse un po’ troppo. Sapido con sapori di iodio, lievi di burro fuso. Vino con corpo medio e buon equilibrio.

La massa alcoolica è sottomessa alla sapidità ed alla freschezza.

Lunga ma non lunghissima, è la sua persistenza aromatica intensa, con finale di limone e guscio duro di mandorla. Nel finale brucia un pochino la gengiva superiore ed il corpo perde un po’ di consistenza.

Ho dato la stessa valutazione, a questo 1998, che ho dato al 2004, con la differenza che quest’ultimo sicuramente migliorerà mentre il 1998 no. Attenzione ogni bottiglia fa storia a se e pertanto può esesre che mi capiterà di bere un altro 1998 ma con caratteristiche diverse. Sicuramente per me, questo 1998 è superiore al naso, rispetto al gusto.

93/100

DOM RUINART

Rosé, annata 2002

Uvaggio: 100% di Grand Cru di cui l’80% di Chardonnay provenienti dalla Côte des Blancs (Avize, Cramant e Le Mesnil – sur – Oger) e dalla Martagne de Reims (Sillery e Puisieulx) ed il 20% di Pinot nero, vinificato in rosso proveniente dai vini di Verzenay e Sillery.

Veste rosso cerasuolo intenso, con riflessi ramati, con bollicine fini ed abbastanza numerose.

Naso ricco e vario con profumi di cuoio fresco, ginger, lampone, thé verde, colla coccoina (latte di cocco e mandorla), gambo di ciclamino spezzato (per l’acidità), rosa rossa Baccarat, lievi di resina di pino, stringa di liquirizia, per terminare con carezze di anice.

Al gusto il vino è sapido e minerale e la bollicina è abbastanza presente. Il vino ha sapori di lampone, ciliegia, intensi di pompelmo rosa e bitter. Il corpo è medio ed il vino è ben equilibrato.

L’asse alcool – freschezza – sapidità e mineralità è in perfetta armonia. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale amarognolo, tipico del pompelmo rosa e non del pomplemo bianco che lo è meno.

96/100

DOM RUINART

Rosé, annata 1998

Robe rosa cerasuolo chiaro, con bollicine fini e numerose.

Naso abbastanza vario ma non come il 2002, con profumi dolci del confetto, pepe bianco, lievi di gambo di ciclamino spezzato, (per l’acidità), lampone, iodio, intensi di colla coccoina (latte di cocco e mandorla), per terminare con sentori di appretto (amido spray per stirare).

Al gusto le bollicine sono fini, il corpo è medio ed ha sapore di pompelmo rosa, un po’ meno del 2002. Vino sapido e minerale.

Il vino è ben equilibrato con massa alcoolica impertecettibile grazie alla spalla acida, alla mineralità ed alla sapidità.

Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con finale amarognolo, tipico del pompelmo rosa e del bitter.

Ho scritto: “al gusto è più sgrassante del 2002”.

Bocca piacevole.

93/100

 

DOM RUINART

Rosé, annata 1996

Colore rosa cerasuolo con riflessi arancio vivo, (per il colore ricorda l’Aperol).

Scrigno olfattivo incredibilmente vario e piacevole che come si apre diffonde nell’aria profumi di iodio, salmastro, amido del cotone, minerale, colla coccoina (latte di cocco e mandorla), lievi di bitter, pane caldo, appretto (amido spray per stirare), thé verde, pelle di conceria a fine lavorazione, resina di pino, burro di nocciolina, burro fuso, intensi di cuoio fresco, per finire con piacevoli accenni di foglia verde del sedano e prezzemolo.

Al gusto è una esplosione di sapidità e mineralità accompagnata al limone, ciliegia griottina e calibrato pompelmo rosa. Vino ben equilibrato con spalla acida, sale e minerale che dominano magistralmente la massa alcoolica.

Lunga persistenza con finale di pompelmo rosa, bitter e foglia di sedano verde.

Lo scrivere queste note di degustazione, in bella copia, mi ha entusiasmato e mi ha rinnovato il piacere della degustazione, purtroppo nel solo ricordo.

99/100

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Si è trattato di una giornata magnifica e di ciò non posso che ringraziare Giorgio Bianchi per la sua disponibilità ed Achille Di Carlo ed il suo personale per la loro ospitalità e professionalità. Tutto è stato perfetto anche per una persona come me che è difficile da accontentare perchè ricerca sempre la perfezione. Non si possono fare le degustazioni dei vini con bicchieri imperfetti con la temperatura dei vini non corretta, in ambienti con temperatura ambientale inadeguata e con odori alieni. Si deve pensare che la degustazione dei vini, se fatta male, mette in discussione il lavoro di tante persone che hanno dato il loro massimo impegno, invano.

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